articolo Tempo libero Arte - Cultura
Come impostare una Tesi di laurea freccelunedì 20 gennaio 2014

Bene, anno nuovo-vita nuova. Nuovi progetti, impegni da portare a termine, nuove avventure. Uno degli obiettivi a cui sicuramente tanti ragazzi e non solo mireranno è: concludere il percorso di studi, presentando una Tesi che affascini, incuriosisca e quanto meno di cui i professori si ricordino il titolo. Per esperienza personale, lasciatevelo dire, impostare e scrivere una Tesi di laurea è più semplice di quello che si pensi.

Sappiamo tutti che i veri sacrifici, l’impegno arduo, si verificano(almeno cosi dovrebbe essere) negli anni di percorso che impieghiamo prima di pronunciare la fatidica frase: “Sto scrivendo la Tesi”. Vediamo, dunque, qualche regola e informazione di base, soprattutto rivolta a chi non è abituato con le scritture accademiche. La tesi rappresenta il momento conclusivo di un percorso di studi complesso e suddiviso in più fasi. Potrebbe essere “un biglietto da visita” per lo studente che si immette nel mondo del lavoro, in quanto implica la capacità di saper analizzare dei testi, l’attitudine alla sintesi e all’integrazione con argomenti e riflessioni, da ideare con parametri precisi.

La tesi è un testo espositivo e presuppone un sapere oggettivo. Il suo fine è quello di comunicare un insieme di conoscenze: non è una descrizione, né una narrazione e nemmeno un’argomentazione, bensì può inglobare elementi di queste varietà testuali. Mediante l’analisi e la sintesi lo studente arriva alla formazione di un discorso, affinché dimostri realmente l’apprendimento di una disciplina e dia interpretazioni e soluzioni originali di un problema o un argomento. La Tesi può essere compilativa, se riguarda una semplice documentazione oppure sperimentale, se affronta una ricerca più vasta e pratica. In genere, insieme al professore, si stabilisce l’oggetto della Tesi, definendo il campo d’indagine e decidendo gli obiettivi. Si definiscono, all’incirca, la durata del lavoro, la lunghezza del testo, i capitoli e il titolo il quale andrà rivisto a scrittura ultimata.

Dopo si passa alla fase di ricerca sull’argomento. Si analizzano testi di diversa natura, si consultano gli indici per ricercare altri testi e, infine, si inizia a leggere le parti interessate per ogni libro. Durante questa fase è importante abbozzare l’indice della Tesi, appuntando costantemente i titoli dei paragrafi e degli eventuali sottoparagrafi, modificandoli e integrandoli fino alla fine della lettura, in modo da avere un indice congruo all’argomento ed esaustivo al massimo. Elaborato l’indice e approvato successivamente dal professore, si può iniziare a scrivere il corpo della tesi, lasciando per ultime l’introduzione e la conclusione.

Un accorgimento utile potrebbe essere quello di utilizzare un tavolo ampio, in modo da avere oltre al computer, tutti i libri aperti nel corso della scrittura dei capitoli; sarebbe opportuno quando si legge, infatti, appuntare sui vari libri il numero del capitolo e anche magari del paragrafo per il quale si vuole utilizzare il libro. Al professore, poi, si invierà un capitolo per volta. La tesi di laurea è suddivisa in tre parti: parte preliminare, centrale e finale. La parte preliminare comprende: il frontespizio in cui si indicano le informazioni indicate in copertina, l’indice, un’eventuale premessa, l’introduzione. La parte centrale prevede i capitoli (a loro volta divisi in paragrafi e sottoparagrafi) e la parte finale include: le conclusioni, le ipotetiche appendici e la bibliografia.

Per quanto riguarda la parte preliminare, il frontespizio deve riportare in alto la denominazione dell’Università, della Facoltà e del corso di laurea, la denominazione dell’insegnamento e, al centro, il titolo; in basso a sinistra è citato il nome del docente, in basso a destra il nome dello studente con numero di matricola; in basso, al centro, l’anno accademico. La pagina del frontespizio non va numerata. La numerazione partirà dalla seconda pagina dell’introduzione, calcolando naturalmente il numero delle pagine precedenti per decidere il numero da inserire. L’indice deve contenere in modo preciso i capitoli, i paragrafi e se ci sono i sottoparagrafi, con relativo numero di pagina.

Nella premessa si può inserire una dedica e/o anche della frasi, degli aforismi che lo studente sente propri e in riferimento sempre al suo elaborato. L’introduzione deve presentare il contenuto della ricerca e altresì il commento sulla stessa: si possono sottolineare l’obiettivo, il metodo di ricerca, il filo conduttore deciso; nelle conclusioni, invece, si offre una visuale d’insieme di quanto detto nel corpo del testo, si riassumono brevemente le linee del lavoro e si traggono le conclusioni critiche. La parte centrale è il corpo del testo, la parte più rilevante. I capitoli sono insiemi logico-concettuali che approfondiscono grandi temi e sono suddivisi in sottoinsiemi tematici, i paragrafi, che analizzano passo per passo i contenuti generali del capitolo.

I paragrafi, a loro volta, possono essere sezionati in sottoparagrafi quando temi precisi meritano di essere discussi in maniera più analitica. Mentre i titoli dei capitoli e dei paragrafi offrono una prima indicazione esterna su quanto sviluppato, la lettura delle singole sezioni viene guidata grazie ai capoversi. Questi periodi articolati, che possono essere graficamente caratterizzati da un rientro, indicano dentro il paragrafo o il sottoparagrafo che l’argomento sta cambiando o che l’informazione va avanti. E’ importante capire che non si può scrivere tutto di seguito né allo stesso tempo, fare l’errore opposto di “a capo” troppo frequenti. Il capoverso può essere rientrato di tre quattro battute bianche, l’essenziale è che i rientri siano sempre uguali.

E’ corretto presentare una sola idea per capoverso e non fare capoversi più lunghi di venta/trenta righe ma nemmeno di due tre righe. Per quanto concerne l’impaginazione e la veste grafica, il testo deve essere “formattatto”, ossia deve essere reso omogeneo dal punto di vista della forma, del tipo di carattere, del numero di battute e righe per pagina, nonché dell’ordine della titolazione. Una pagina comporta in media 25 righe (una riga avrà circa 60/65 battute); la spaziatura può essere doppia o singola (anche 1,5); il margine sinistro maggiore del destro, per consentire la rilegatura (2/3 cm). Gli stessi margini vanno lasciati anche in alto e in basso . La dimensione del carattere oscilla tra 12 e 14 e si consiglia il carattere Times New Roman con il corpo 12.

Le pagine sono numerate in successione con il numero a piè di pagina, al centro o a destra. Assolutamente da rispettare è la regola del testo “giustificato” cioè con i margini destro e sinistro allineato. I titoli possono essere centrati e in grassetto con un corpo maggiore. I paragrafi vanno numerati e lasciati preferibilmente al margine sinistro senza rientro. Prima di ogni titolo ci dovrebbe essere una doppia interlinea e una, invece, dopo di questo; dopo il titolo, sia dei paragrafi che dei sottoparagrafi non si mette il punto. Da fissare anche sono i segni di punteggiatura, i quali non sono preceduti ma seguiti da uno spazio bianco.

Le parentesi tonde e quadre fanno eccezione, in quanto quella di apertura è preceduta da uno spazio bianco ed è seguita subito dal primo carattere di stampa senza spazio; quella di chiusura è legata all’ultimo carattere ed è seguita da spazio bianco, se l’argomentazione continua ; se dopo c’è un segno di punteggiatura, questo va attaccato alla parentesi di chiusura. Ultime accortezze riguardano le abbreviazioni, che è bene usare soprattutto nelle note, e i numeri arabi, i quali vanno scritti sempre per esteso.
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Veronica  Otranto Godano - vedi tutti gli articoli di Veronica  Otranto Godano



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Mazus

Mazus, genere di 20 specie di piante erbacee perenni, rustiche, striscianti, appartenente alla famiglia delle Scrophulariaceae, adatte per il giardino roccioso. Le specie descritte hanno foglie verde chiaro, talvolta sfumate ........

Ficus

Ficus, genere di 800 specie di alberi e arbusti sempreverdi e a foglie decidue, delicati e rustici, e di piante rampicanti e striscianti, appartenenti alla famiglia delle Moraceae. Le specie sempreverdi descritte vengono ........

Aràlia (Aralia)
L' Aràlia (Aralia), originaria dell'America del Nord, Australia, Asia, Giappone e kashmir, comprende circa 20 specie ed è una pianta arbustiva, a volte erbacea o nache arborea, talvolta con fusto spinoso. ........

Linnaea

Linnaea, genere di 3 specie di piante suffruticose, sempreverdi, rustiche, a portamnto prostrato. La specie descritta è adatta per le zone ombreggiate del giardino roccioso.
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Didiscus

Didiscus, genere comprendente una sola specie annuale o biennale, rustica, adatta per formare gruppi di piante con altre specie annuali e per ottenere fiori da recidere. Si coltiva anche in vaso o in serra per la fioritura ........

 

 

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Mousse di fragole con panna
Lavare e asciugare le fragole delicatamente, infine privarle del picciolo. Frullare con 70 gr di zucchero e l’acqua di fiori di arancio, fino ad ottenere ....
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Scabiosa

Scabiosa, genere di 100 specie di piante erbacee perenni ed annuali. Le specie descritte sono adatte per le bordure erbacee e miste. Hanno capolini con fiori del raggio sovrapposti, che circondano un grande disco centrale.  ........

Kalanchoe

Kalanchoe, genere di 200 specie di piante perenni, sempreverdi, succulente, coltivate sia per le foglie molto ornamentali, sia per i fiori tubulosi, riuniti in infiorescenze cimose. Sono piante erbacee e suffruticose, con ........

Nepeta (Erba gattaia)
Nepeta (Erba gattaia), genere di 250 specie di piante erbacee, perenni ed annuali. Le specie perenni descritte sono rustiche e adatte per il giardino roccioso e per le bordure. Hanno fiori piccoli, tubulosi. Bisogna ........

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Come impostare una Tesi di laurea freccelunedì 20 gennaio 2014

Bene, anno nuovo-vita nuova. Nuovi progetti, impegni da portare a termine, nuove avventure. Uno degli obiettivi a cui sicuramente tanti ragazzi e non solo mireranno è: concludere il percorso di studi, presentando una Tesi che affascini, incuriosisca e quanto meno di cui i professori si ricordino il titolo. Per esperienza personale, lasciatevelo dire, impostare e scrivere una Tesi di laurea è più semplice di quello che si pensi.

Sappiamo tutti che i veri sacrifici, l’impegno arduo, si verificano(almeno cosi dovrebbe essere) negli anni di percorso che impieghiamo prima di pronunciare la fatidica frase: “Sto scrivendo la Tesi”. Vediamo, dunque, qualche regola e informazione di base, soprattutto rivolta a chi non è abituato con le scritture accademiche. La tesi rappresenta il momento conclusivo di un percorso di studi complesso e suddiviso in più fasi. Potrebbe essere “un biglietto da visita” per lo studente che si immette nel mondo del lavoro, in quanto implica la capacità di saper analizzare dei testi, l’attitudine alla sintesi e all’integrazione con argomenti e riflessioni, da ideare con parametri precisi.

La tesi è un testo espositivo e presuppone un sapere oggettivo. Il suo fine è quello di comunicare un insieme di conoscenze: non è una descrizione, né una narrazione e nemmeno un’argomentazione, bensì può inglobare elementi di queste varietà testuali. Mediante l’analisi e la sintesi lo studente arriva alla formazione di un discorso, affinché dimostri realmente l’apprendimento di una disciplina e dia interpretazioni e soluzioni originali di un problema o un argomento. La Tesi può essere compilativa, se riguarda una semplice documentazione oppure sperimentale, se affronta una ricerca più vasta e pratica. In genere, insieme al professore, si stabilisce l’oggetto della Tesi, definendo il campo d’indagine e decidendo gli obiettivi. Si definiscono, all’incirca, la durata del lavoro, la lunghezza del testo, i capitoli e il titolo il quale andrà rivisto a scrittura ultimata.

Dopo si passa alla fase di ricerca sull’argomento. Si analizzano testi di diversa natura, si consultano gli indici per ricercare altri testi e, infine, si inizia a leggere le parti interessate per ogni libro. Durante questa fase è importante abbozzare l’indice della Tesi, appuntando costantemente i titoli dei paragrafi e degli eventuali sottoparagrafi, modificandoli e integrandoli fino alla fine della lettura, in modo da avere un indice congruo all’argomento ed esaustivo al massimo. Elaborato l’indice e approvato successivamente dal professore, si può iniziare a scrivere il corpo della tesi, lasciando per ultime l’introduzione e la conclusione.

Un accorgimento utile potrebbe essere quello di utilizzare un tavolo ampio, in modo da avere oltre al computer, tutti i libri aperti nel corso della scrittura dei capitoli; sarebbe opportuno quando si legge, infatti, appuntare sui vari libri il numero del capitolo e anche magari del paragrafo per il quale si vuole utilizzare il libro. Al professore, poi, si invierà un capitolo per volta. La tesi di laurea è suddivisa in tre parti: parte preliminare, centrale e finale. La parte preliminare comprende: il frontespizio in cui si indicano le informazioni indicate in copertina, l’indice, un’eventuale premessa, l’introduzione. La parte centrale prevede i capitoli (a loro volta divisi in paragrafi e sottoparagrafi) e la parte finale include: le conclusioni, le ipotetiche appendici e la bibliografia.

Per quanto riguarda la parte preliminare, il frontespizio deve riportare in alto la denominazione dell’Università, della Facoltà e del corso di laurea, la denominazione dell’insegnamento e, al centro, il titolo; in basso a sinistra è citato il nome del docente, in basso a destra il nome dello studente con numero di matricola; in basso, al centro, l’anno accademico. La pagina del frontespizio non va numerata. La numerazione partirà dalla seconda pagina dell’introduzione, calcolando naturalmente il numero delle pagine precedenti per decidere il numero da inserire. L’indice deve contenere in modo preciso i capitoli, i paragrafi e se ci sono i sottoparagrafi, con relativo numero di pagina.

Nella premessa si può inserire una dedica e/o anche della frasi, degli aforismi che lo studente sente propri e in riferimento sempre al suo elaborato. L’introduzione deve presentare il contenuto della ricerca e altresì il commento sulla stessa: si possono sottolineare l’obiettivo, il metodo di ricerca, il filo conduttore deciso; nelle conclusioni, invece, si offre una visuale d’insieme di quanto detto nel corpo del testo, si riassumono brevemente le linee del lavoro e si traggono le conclusioni critiche. La parte centrale è il corpo del testo, la parte più rilevante. I capitoli sono insiemi logico-concettuali che approfondiscono grandi temi e sono suddivisi in sottoinsiemi tematici, i paragrafi, che analizzano passo per passo i contenuti generali del capitolo.

I paragrafi, a loro volta, possono essere sezionati in sottoparagrafi quando temi precisi meritano di essere discussi in maniera più analitica. Mentre i titoli dei capitoli e dei paragrafi offrono una prima indicazione esterna su quanto sviluppato, la lettura delle singole sezioni viene guidata grazie ai capoversi. Questi periodi articolati, che possono essere graficamente caratterizzati da un rientro, indicano dentro il paragrafo o il sottoparagrafo che l’argomento sta cambiando o che l’informazione va avanti. E’ importante capire che non si può scrivere tutto di seguito né allo stesso tempo, fare l’errore opposto di “a capo” troppo frequenti. Il capoverso può essere rientrato di tre quattro battute bianche, l’essenziale è che i rientri siano sempre uguali.

E’ corretto presentare una sola idea per capoverso e non fare capoversi più lunghi di venta/trenta righe ma nemmeno di due tre righe. Per quanto concerne l’impaginazione e la veste grafica, il testo deve essere “formattatto”, ossia deve essere reso omogeneo dal punto di vista della forma, del tipo di carattere, del numero di battute e righe per pagina, nonché dell’ordine della titolazione. Una pagina comporta in media 25 righe (una riga avrà circa 60/65 battute); la spaziatura può essere doppia o singola (anche 1,5); il margine sinistro maggiore del destro, per consentire la rilegatura (2/3 cm). Gli stessi margini vanno lasciati anche in alto e in basso . La dimensione del carattere oscilla tra 12 e 14 e si consiglia il carattere Times New Roman con il corpo 12.

Le pagine sono numerate in successione con il numero a piè di pagina, al centro o a destra. Assolutamente da rispettare è la regola del testo “giustificato” cioè con i margini destro e sinistro allineato. I titoli possono essere centrati e in grassetto con un corpo maggiore. I paragrafi vanno numerati e lasciati preferibilmente al margine sinistro senza rientro. Prima di ogni titolo ci dovrebbe essere una doppia interlinea e una, invece, dopo di questo; dopo il titolo, sia dei paragrafi che dei sottoparagrafi non si mette il punto. Da fissare anche sono i segni di punteggiatura, i quali non sono preceduti ma seguiti da uno spazio bianco.

Le parentesi tonde e quadre fanno eccezione, in quanto quella di apertura è preceduta da uno spazio bianco ed è seguita subito dal primo carattere di stampa senza spazio; quella di chiusura è legata all’ultimo carattere ed è seguita da spazio bianco, se l’argomentazione continua ; se dopo c’è un segno di punteggiatura, questo va attaccato alla parentesi di chiusura. Ultime accortezze riguardano le abbreviazioni, che è bene usare soprattutto nelle note, e i numeri arabi, i quali vanno scritti sempre per esteso.
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